Alfabeto Misogino
A
Amo, amai, amato.
Avendo avuto amor
amor ho dato;
avessi avuto averi avrei donato,
avevo solo il cuor l’hanno mangiato.
Avide mangiatemi anche il cazzo
augusto fratel mio, amico pazzo
ai vostri ventri aridi il sollazzo
a voi vi sia indigesto e di imbarazzo.
Amica mia crudel ricordi il quando
al cuore mio tu desti il primo morso?
Adesso che mi stai qui rimirando
adesso , dico, porgimi il tuo dorso
aprimi il tuo cuor com’io l’ho fatto
aggiungi il mio trofeo a questo mazzo.
Arpie che quotidie vi nutrite
anche se non volete mi asciugate:
avevo dato il cuor ora son vuoto
al posto suo or neanche un buco.
Asciutta ormai e secca è la ferita
a bocca asciutta resti cara amica
B
Barcollo nel Bar
Bardato a Bordello
Barzotto, mi sento un fico modello
Baccanti Ballate
Benedette Baciate
“Baristi, un piacere:
Bicchieri da bere.
Bacardi, Campari
Bastardi somari!
Basterebbe campare. Basterebbe cantare
Baccanti bramate vi pago per questo
Basta per ora ridatemi il resto
Biglietto corroso di scarsa valuta
Bitume di cuore di fresca spremuta
Bagnato trasudo il liquido pesto
Baccanti mi amate?
Ballate vi ho detto
Borsello vi ho dato
Belletti vi ho messo
Bicchieri serviti
Basta, vo al cesso.
C
Comodo comò contieni tutto
cassetti hai ripieni del mio lutto:
ceneri, poesie, fori e regali
canzoni alla mia amata ed i suoi strali.
Conservi ancor davvero tutte le frecce
conftte nel mio petto e le lor brecce
createmi nell’anima a modello
come per modellar da nuovo il mio cervello.
Cranio nuovo per avere l’uom perfetto
concio ad arte per esplicito diletto.
Calde cosce e calda anche la bocca
cara Signora mia guai a chi ti tocca.
Curvo la mia schiena per rispetto
chino il capo, per essere il prescelto.
Corvi i tuoi capelli o mia padrona
come di nero il mio pensier colora
colori che una volta avevo dentro
colori che son spenti nel tormento.
Caddi come corpo morto cade
contento di morir così soave.
Chiediti: ti giova un simil tale?
D
Dovendo decidere di dividerci
dimmi scegli tu che cosa vuoi.
Dodici diademi di-amanti lucidi?
Duecentoquattro già li avevi tuoi
Donati ogni giorno ad uno ad uno
due baci due diamanti , ok ancora uno.
Due tette nuove su misura
due glutei di roccia pura e dura.
Due cliniche intere a tuo servizio
dicevi che il ritocco non è un vizio.
Dicevi ch’era un mio regalo
due seni nuovi proprio sul mio palo
due labbra nuove per donar fellatio
disdetto aveo la tribuna della Lazio.
Dovevi esser bella per ch’io t’ami
dicevo “ma io t’amo” e alle tue mani
due palme nuove invece tu bramavi
dovevi ritoccare il tuo nasetto
dovevi cancellare quel difetto
dimmi dunque tu che cosa vuoi
due dei miei coglioni son già tuoi.
E
E’ stato!
Estate estatica,
estetica, estrema…
e stronza, nulla più!
E’stato un attimo
ero convinto una vita
eroica, eterna,
e invece nulla più.
eravamo nudi
eravamo belli
era luna piena
eri quello che sei:
eri una stronza.
Elemosina del tuo sugo ti chiesi
enfatizzando la tua ombra nella luna.
“Eclissami il cielo,
e sarò tuo”
Eclissandoti dietro un bruno
Etiopico, ti vidi sparire.
Ero al freddo, ero nudo,
ero solo.
F
Fica, effe è fica.
Forgia e forma,
femminino frammento,
forza eliocentrica di Madre Natura.
Fossa delle Marianne, buco nero;
fagociti l’uomo
facendone carne:
Fine ai pensieri
fine al tormento
fugace fuga dall’io pensante
Fiore di Bach che dà l’oblio,
Fantesca cavalchi,
frizioni, forzi,
fiacchi la tua cavalcatura
finanche fingi
fantastici orgasmi
frustrando quell’uomo
frutto dei tuoi inganni.
Fino allo stremo,fino alla fine,
fino a annularmi
fino al vuoto che tu rappresenti.
G
Grande, gigante, immensa
Grande ogn’or di più che io ti pensa.
Gravi gravemente su me silente,
gravida di gravi conseguenze
Graviti nei miei neuroni ed i miei nervi
giri, avvolgi, intrichi e mi tormenti.
Giro giro tondo impenitente
Gioco è il mio pensiero e la mia mente
Giogo sul mio collo nudo e schivo
Giochi la mia anima col vino
Giochi il mio piacer con le tue carni
Guardo mentre aspetti che io aspanni.
Guardo mentre tu contenta ingrassi,
Giuliva oca, godente dei miei strazi.
Grasso untuoso e lordo, di balena
Grasso leggero, volo di falena
Godi gicantessa del mio sfzio
Gustane al palato il mio supplizio
Gustosa caramella ora succhia
Gentile con le labbra la capocchia
Gemente del mio spillo sì impudente
H
Hai avuto
Ho dato
Ho reso
Hai preso
Hai detto
Ho ascoltato
Hai stretto
Ho slacciato
Ho chiuso
Hai aperto
Hai chiuso
Ho sbattuto il muso
Hai visto
Ho riguardato
Ho visto
Hai accecato
Ho pianto
Ho curato
Hai riso
Hai affogato
Hai preso, ho amato.
I
Indomita bellezza
Immortalata a santa
Interpreta purezza
Illusionista incanta
Invoca la mia pace
Immola l’esser suo.
Innalza me all’altare:
“Io sono il Signor tuo”
Incoraggiato recito,
Immotivata fede
Invidio il suo coraggio
In alcun modo cede
In ogni giorno ed ora
Incita a me alla cima
In alto,in alto ancora
In lei non mai una china
In verticale salgo
Indietro più non guardo
In ultimo mi appare svelata nel suo vizio
Illuminata giudice infigge il mio supplizio
Incede, me spingendo in fondo al precipizio
L
Languida, liquida
Lucertola lasciva
Langui calore di uomo, carnale,
Lombare per il tuo sangue freddo.
Limpido il tuo sguardo,
Lucente nell’orgasmo,
Lancia continue
Linee di conquista,
Lacci tesi a mille prede.
Lambisci continue pelli nuove
Liberi il tuo sfogo in ogni dove.
Lucciola notturna per i tuoi pesci
Limite non hai alle tue scelte
Libagioni di maschio ogni giorno al desco
Litri di giovane sperma
Lotto nuovo di nuove prede.
Lotti come luccio nella rete
Libertà cercando e ti aggrovigli
Lì dove tu stessa sguazzavi
Lì dove il cibo trovavi
Lì dove non fu mai sole.
M
Minimi malconci morsi
Malcelano malesseri millenari.
Mangiata dalla vita, bevuta a sorsi
Mostro ormai di amori mercenari
Magnanimamente, pensavi ripagati,
Mostrando te in quadri serigrafati.
Mannequin ti volevi
Monito di bellezza inesistente,
Millesimi di chilo alla bilancia
Manchi or quotidianamente,
Magra, diafana, nessuna pancia
Mangi ora astiosamente,
Mano lesta in gola a liberar peccato
Minimi morsi, minori che in passato.
Maschi ti hanno eletta
Mogli ti han comprata
Ma pronti e attenti alla lor sottana
Missoni, Chanel, Dolce e Gabbana
Miou miou, Etro, Armani
Mano al centimetro, e tu immobile rimani
Misurano i tuoi fanchi con le lor mani
N
Nessun dorma
Nessuna orma
Nessuna donna
Niente
Non rimane Niente
Nessuno
Nome alcuno
Neanche un fato
Non dimeno
Non dormo
Non dimeno
Non dimentico
Nubica ombra
Nocciola scuro
Nell’innesto
Nonsense di un attimo
Non dimeno
Non mi dimeno più
Non sogno
Non mi agito
Noli me tangere
O
Odo odori odiosi
Origlio ora organi astiosi
Osservo i silenzi
Osservo i respiri
Oltre quel muro
Oltrepasso il futuro
Ognora negato.
Odisseico passato
Ognora rivivo
Oggi, anche oggi, fin’ora son vivo
Ostilità non serbo
Ora che hai il tuo bramato servo
Ora che liberasti alquanto
Ogni mio costretto vincolo
Ora ho preso casa qui di fianco
Oziosamente sto, mediocre omuncolo
Ogni momento ad aspettare quando
Oggi rientrerai, e comincio il pianto
Odo lui che come vuoi ti prende
Odo odori odiosi
Origlio ora organi astiosi
P
Panica figura pelvica
Pòrta come porta aperta
Porto sicuro dalla costa selvica
Patria mia d’amor coperta
Pel piacer mio composta
Paradisiaca e prosaica figura
Prisma triangolare che riluce a posta
Purissimi colori di natura
Purissima aspra selvaggia e forte
Piena di vita sotto la coltre
Prima mi inviti
Poi mi richiami
Prendimi dici
Poi prona rimani
Piena di vita e’ quella selva
Però io non vedo per quanto sei bella
Preso perduto,
Pensiero smarrito,
Poi mi riprendo per un forte prurito
Piena di vita … Ora ho capito
Pulci e pidocchi nel tuo orto fiorito.
Q
Quadrata, perfetta, geometrica e logica,
quasi teorema, che dico; dogma
Quando l’illustri ti illumini euforica
qui, dici, e’ tutto il concetto di donna.
Quadro dipingi del tuo critico assunto
Quand’anche ti mostro il mio disappunto
“Quindi” mi dici “capisci, Daniele?
Quando mi penso, mi penso di miele.
Quattro le doti che Dio mi ha donato.
Quattro perfette da ogni lor lato”
Questo il pensiero che mi propini
Quanto sia inutile che i maschi sian vivi.
Quanto io sia inutile in quanto uomo,
Quanto quel miele per me non sia buono.
Quanto ti faccia ribrezzo e disgusto
Quanto ogni uomo sia un marcio frutto
Quando, tu dici, Iddio ha creato
Quest’uomo per sbaglio, ha poi generato
quel miele divino e senza peccato.
Quindi richiami la tua dolce amica:
“Qui vieni, amore, a leccarmi la fica”
R
Rovisto ridicoli ricordi
Rimiro posticce pose
Rapprese su foto discordi
Rosa pallido, come essiccate rose
Rileggo nel diario scritto con la vita
Rilegato senza dubbio con il sangue
Recito a memoria ogni sua riga,
Respiro ad ogni verso e il cuore langue
Rigurgito sfatando a bocca aperta
Ruttando fuori acido di storia infetta
Rido, arrossendo, al goffo boato,
Rosso nel viso, come un bimbo impacciato.
Rinfanciullito da anni persi a ritroso,
Rincoglionito da chi mi ha corroso
Rodendo coi baci una fervida mente
Rendendo quest’uomo soltanto un demente.
Rido, rimpiango, poi rutto di nuovo
Riguardo intorno, dove adesso mi trovo.
Regina Coeli è la mia nuova casa
Rilavo le mani per far la frittata,
Ricordando te e Cassio e la coltellata.
S
Solo solitudini stantie
Soffocano sensi sopraffatti,
Stridono consunte le ossa mie
Sotto vene livide da straffatti.
Senza neanche un lembo più di carne
Scivolo da sonno a sonno immoto
Scatarro come vecchia auto in panne
Sobbalzo dopo ogni notte al giorno nuovo
Senza mai riuscire a ripartire.
Smetti non girare più la chiave
Salva almeno queste batterie
Solo per aprir gli occhi a luci chiare.
Sopravviva almeno la speranza
Senza speme che la tua distanza
Straziandomi ancora solo un poco
Si porti via il ricordo e quello sfogo
Scottante che ancor mi affanna il petto
Spingendomi da mesi in questo letto.
Sole che entri dalla mia finestra
Spegni con il tuo fuoco sacro e ardente
Sangue infetto dal morso del suo dente.
T
Tienimi, ti prego, ancor tra le tue tette
trattieni li ancora un po’ il mio capo
trascina via le storie maledette
tutti gli errori fatti nel passato.
Taumaturgico cuscino benedetto
togli ogni paura a questo cuore
torni ogni volta che ti cerco
turgido ogni volta ch’io ti vuole.
Trastulla le mie idee, rendile quiete
tira su di lor pietoso velo
tenditi morbida a togliermi la sete
tremenda che ho di pace e di sollievo.
Tenta ancora oggi la magia
tornandomi un poco al fanciullino
togliendomi qual dolore esso sia,
tenendomi al tuo sen come un bambino.
Tintinnami leggere ninnananne
totem tu di tutte le mie mamme
tienimi, ti prego, ancora sul tuo seno.
Trenta euro ancor ti do con gioia
Tieni, mia salvezza, dolce mia troia.
U
Ultimo, arrivo sempre tardi
un giorno dopo l’atro accumulando.
Unico cretino tra miliardi
uomo ancor ma, dimmi, fino a quando…
Uomo nato in camicia mi sentivo
uovo invece ero se per te bollivo.
Uva dolce tu alla mia volpina gola
urticante appena come una tagliola
unita e chiusa stretta sul mio io
unto e bisunto dell’ossequio mio,
unicamente a te mia dea devoto
undici cilici come voto.
Un giorno mi toccasti e lì io caddi
umori miei dettati dai tuoi sguardi
Un si mi apriva il mondo
un no l’inferno
ululando pene per l’eterno
Ubiqua ad ogni passo io ti incontro
uscita io non trovo al labirinto
uniti nel destino e negli scontri
uniamoci come ieri… e ch’io ti scordi.
V
Vivendo nuova vita, vedrai vite
Vedendo, un’altra vita avrai vissuto
Voltati alle mie domande ardite
violiamo ora il sacro tuo tessuto.
Vicina vieni, che io annusi forte
voluttà nel sudore che già imperla
viso, labbra, guance e la tua fronte
vedo che già ora vorresti tu saperla
vieppiù pel fatto della lunga attesa
vedo che già vorresti avuto averla
vissuta in dono come una sorpresa
Vesti son dismesse e conosciamo bene:
Vulva è questa tua e questo è il pene
Vigile ed eretto, lui ti viene incontro
Vacilli dolcemente pensandomi già dentro.
Vagina immacolata prendi in te coscienza
Vedrai: da oggi in poi nessuna più astinenza.
Volendoti per sempre ho sempre resistito
Vergine fno a quel giorno, giurammo a giunte mani
velo oggi hai in dosso, dal cerusico cucito
Vittorio prima eri, Vicky ora ti chiami.
Z
Zero zero tondo
zero son del mondo
Zanni deficiente
Zuzzurellon demente
Zante non ha visto i miei natali
zelante sono solo ai versi pari
zappati sulla carta senza pudore
zolla a zolla, grossolan trattore.
Zuppa di rime fatte con il fango
zuppe di alcool e passionale tango.
Zitti sempre quando li cercavo,
zitti invece mai se di dormir sognavo.
Zora la vampira m’ispirava
zozza la mignotta m’irritava
zecche, pulciose, sante ed altre picciol cose
zeppe nella testa, sparandosi le pose.
Zucca mia povera e ammalata
zittivi te con la carne avariata
Zelante la matita ti seguiva come un mulo
Zitta, per non scoprirsi a pigliarti per il culo
Zoo di donne immonde per rinnegar invece maschia iniquitezza
mi piace molto, la forma classicheggiante per il contenuto profano , sessuale, corporale. L’ironia, il grottesco. se dovessi scrivere canzoni in italiano userei questo registro. cè qualcosa della pop art: l’uso di qualsiasi frammento letterario o di linguaggio comune ma fuori dal contesto combinatoi dal ritmo e dalle assonanze Mi piace anche la scelta di un binario alfabetico come limitazione stimolante la creatività
Grazie, leggo solo ora il tuo commento che mi deve essere sfuggito non so come. Cappero che profondità di analisi. Ti ringrazio, davvero onorato
Uno sforzo letterario privo della dovuta attenzione, quando invece è come minimo degno di nota, se non di lode. Immagini fortemente suggestive si susseguono, sorrette da una spiccata musicalità che, a mio parere, facilita l’assimilazione dei concetti e dei temi cardine del componimento. L’aspetto contenutistico, inoltre, spicca per la sua immediatezza. Per ogni lettera si delinea un ritratto psicologico dell’autore stesso, per non parlare dell’analisi che vien condotta sul rapporto d'”amore”. Per fare un esempio, nel rapporto con la donna “amata”, ad un certo punto della lirica, si può ravvisare la ricerca di una figura materna: “Tenta ancora oggi la magia/tornandomi un poco al fanciullino/togliendomi qual dolore esso sia,/tenendomi al tuo sen come un bambino./Tintinnami leggere ninnananne/totem tu di tutte le mie mamme/tienimi, ti prego, ancora sul tuo seno”. Ma credo sia meglio finirla qui altrimenti continuerei per non so quanto. Complimenti davvero, Daniele. Qualcosa di buono ancora riesco a trovarla su questi blog! Concludo dicendo che l’idea dell’alfabeto “poetico”, ma anche il modo in cui tu stesso l’hai sviluppato, mi ricorda tanto l'”Alfabeto apocalittico” di Sanguineti… Possibile influenza o coincidenze?
Ho impiegato tre giorni a fabbricar la risposta: grazie!
Ho impiegato tre giorni a fabbricar la risposta: grazie!
Sanguineti è coincidenza, ma l’ho ordinato in bibbllioteca, purtroppo in questo momento sono solo sul cellulare causa vacanze ma mi riprometto al più presto di venire a trovarti sul tuo blog.
Nessun editore ha ancora visto questo capolavoro? Peggio per loro!
Ti posso dare qualche consiglio magari su come farne un ebook da leggere, pagando ovviamente. Ho giusto scoperto ieri che anche il sito Scribd fa questo servizio. Appena torni dalle vacanze ti dò delle dritte. Questo capolavoro non merita di stare solo qui nelle pagine di wordpress, deve girare il mondo! 🙂
Alfabeto Liquido
Bagnami,
Immergerò Un Pensiero
Mai Nudo
Viale Tra Quest
Ridonda Eterno Zingarelli
Sul Crinale Dell’Onda.
.
Ho Già Freddo
Val più un verso suo
che sa chi sia
convita del suo essere medesima
che centoventi
dalla maschera mia
ad espiarmi qui la mia quaresima