Una cena quasi perfetta

18 febbraio 2013 § 1 Commento

Le candele accese, i foulard di seta sulle applique; l’incenso ananda profumava delicatamente la sala, non coprendo gli ottimi odori provenienti dalla cucina. Cena orientaleggiante ma con gusto italiano, gambero rosso di Mazara crudo con vinagrette di mandarino, riso saltato ai petali di fiori, curry di coniglio. E poi i suoi famosi dolci: il tortino di cioccolato fondente, la chantilly in crosta fritta di pasta fillo con quei suoi contrasti caldo freddo, morbido croccante. I vini, uno per ogni piatto: pecorino di Offida con i gamberi, prosecco di Valdobbiadene con il riso, cerasuolo di Vittoria con il coniglio, barolo chinato col tortino e primitivo di Manduria dolce naturale con i bignè.
La tavola di legno scuro esaltava le tovagliette di lino candido, quelle ricamate a mano a Burano. I piatti Villeroy Bosh bon china, sottilissimi, quasi alabastrini.
Il cristallo risonante dei calici, illuminato dalle candele, reverberava sulle pareti, insieme all’ombra tremula. Per la musica aveva impilato 29 45 giri sul piatto semiautomatico: Frank Sinatra, Nat King Cole, Hetta James, Modugno, Il coro a bocca chiusa della Butterfly, un rarissimo singolo di True Love Waits, bootleg dal giappone. Alla fine, cronometrata sarebbe partita la playlist già consolidata dell’Ipad. Sulla boiserie un trionfo di frutta, impilato per tenerezza e gradazione cromatica, mele smith, maracuja, mango, cigliege, fragoline di bosco.
L’acqua di tre perlage differenti, selezionata con cura come il vino.
Tutto perfetto, o quasi.
Vicino allo stereo l’iphone con suoneria spenta aveva un messaggio “Non vengo, non insistere” e dal lampadario ricoperto di veli l’ombra del corpo dondolante di Marco proiettata sulle pareti.

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