balletto biomeccanico su concerto muto per arto fantasma

2 aprile 2014 § Lascia un commento

Performance di Daniele Casolino e Daria Greco per “Nella mia ferita sgorga il tuo sangue” a cura di Ilaria Palomba

Roma Caffè Letterario 30 marzo 2014

Solitude research nr.2

11 giugno 2013 § Lascia un commento

Solitude research nr.1

10 giugno 2013 § Lascia un commento

Layering

5 marzo 2013 § 3 commenti

Confused on reflecting

21 febbraio 2013 § Lascia un commento

Noi non siamo di questo tempo
noi, sopra, ci camminiamo leggeri
e spariamo come un legno tra le onde
solo agli occhi di chi crede di guardare
noi che gallegiamo
ci lasciamo cullare dalle tempeste
e gli impeti
domi nel mai esserlo

November while time is dropping down

1 novembre 2012 § 2 commenti

E’ una goccia di tempo che precipita
e si coagula attorno ad un grumo
un grumo d’istanti
di gocce di anni
di cocci di danni
per cui nessuno paga

mai

e monta l’onda
e gonfia
e parto
un parto di vite
che si ritorce
per partorire un sorcio
uno scorcio di un giorno
alla fine del giorno

alla fine

e riparte
ripara i danni
e riparte dagli anni
più belli e più veri
che poi arrivò la pioggia

e il vino

che fa freddo
che è già freddo
questo tempo morto
questo passo falso
giuda di un piede
che ci faccio con i tuoi
collant a 30 denari
inciampo

goccia

il ginocchio.

Just two chords

14 ottobre 2012 § Lascia un commento

A Jazzy Mood Impro

8 ottobre 2012 § Lascia un commento

Piano improvisation 23912 Melancholic falls

23 settembre 2012 § 1 Commento

Little lullaby from the old kid

27 agosto 2012 § Lascia un commento

Speechless

20 agosto 2012 § Lascia un commento

Free as a catched bird

15 agosto 2012 § 1 Commento

Monochromie 150812

15 agosto 2012 § Lascia un commento

Canzone non scritta n.3 Pigeon dream

26 luglio 2012 § 1 Commento

Elle ne répond pas – Canzone non scritta n2

25 giugno 2012 § Lascia un commento

Cento e una notte – Notte n.22

5 giugno 2012 § 3 commenti

La cantilena risuona ipnotica nella mia testa salendo gradualmente di intensità e volume. Più forte, ancora più forte. Il respiro si altera e il mondo prende contorni come in quelle foto con i bordi sfocati dove tutto sembra di plastica piccolissimo e inutile. Corro al vento come Raimondo Vianello nella sigla ripresa da Mastandrea nel video dei Tiromancino. Ma la mia colonna sonora è di gran lunga migliore e non corro a piedi ma a bordo della mia bicicletta. Corro, respiro, respiro, respiro fino a che il fiato si spezza nell’impossibilita di non seguire il canto. Nahhhh nahhh…. Nahh nahhhhh…. Nananahhhh prorompo urlando come un cane calpestato il mio personalissimo CAI seguendo Thom Yorke che continua sempre più forte ad urlarmi dentro. Il respiro non basta, la voce neanche e partono inevitabili i brividi e le lacrime. Sono pazzo. È evidente. Lo confermano gli sguardi tra disgusto ed allontanamento dei passanti che mi sfrecciano ai lati in una scia continua di disgusto e distanza spalmata e deformata come l’ultima pennellata furiosa di un Francis Bacon in preda a una crisi di panico. Tutta questa sinestesia gigantografata sulle pareti del mio personale cinema interiore invece di rilassarsi continua in un crescendo parossistico e alla voce salmodiante e disperata di Tom aggiunge ancora, suggerito dalle mie aritmie, il ritmo sincopato del tango libero con quel maledetto levare che mi tira avanti un ottavo in più ad ogni battuta. La gente sparisce spalmata in un arcobaleno continuo ed io non canto più urlo e ogni giro di pedali è una battuta che si inserisce nel pentagramma creato dalle cinque file finestrate e parallele dei cinque piani costanti dei palazzi Berlinesi. Le teste a distanze prospettiche variabili disegnano su quello sfondo i punti neri delle note ed io scrivo, scrivo per te mentre il mio corpo pedala, suda ed urla. Corro sempre di più, cercando la velocità perfetta per cristallizzare questa perfetta musica. Pedalo mentre apro già il computer e accendo la tastiera per fissarlo in registrazione. Il BAAA dello startup del mio Mac improvvisamente mi riprecipita nella realtà. Non è un Mac che si accende ma il clacson dell’M29 a cui ho appena tagliato la strada. Fisso il gigante giallo mentre sto morendo. Respirando come un folle, gridando come un folle, piangendo come un folle. Muoio alla velocità perfetta con la perfetta colonna sonora: exit music for a film. Dissolvenza al nero. Non muoio e lo SCHEISSE dell’autista capace di far derapare un autobus di due piani senza che i viaggiatori quasi se ne accorgano, presi come sono ad osservarmi con distanza e disgusto, riporta il manubrio nelle mani di quello stronzo di Daniele, bagnato fradicio di lacrime e sudore come me; e si chiede stupito che ci fa madido in mezzo alla strada, perché lui non conosce la potenza della musica.

exit-insensitive-music-for

Spartiti

27 Maggio 2012 § Lascia un commento

La storia passata
a predire il futuro
tra i tanti mai dati
e l’unico presente
a rinnegarne ognuno
la scelta traccia
suona la musica richiesta
skippa di 3
e metti la nostra canzone
quella che non suoniamo più
da sedicimila anni
quella dall’eco disperso
nel vuoto perduto
e mentre il cd gira
il titolo non si legge
la Ricordi?
Non pubblica più.
Spartiti!

DMN – a piano floating on his own digital controlled noise

23 Maggio 2012 § Lascia un commento

GuttaCava

18 Maggio 2012 § 1 Commento

When the Techno explode Piano stops

13 Maggio 2012 § Lascia un commento

Flying (k)notes – Accordamenti II

11 Maggio 2012 § Lascia un commento

A Berliner Harmonium on Sunset at the Brücke

22 aprile 2012 § 1 Commento

Accorda Menti

11 aprile 2012 § Lascia un commento

Un piccolo nuovo carillon alla mia playlist di composizioni originali

Legami hyperstretched version

7 aprile 2012 § Lascia un commento

A tirare le corde al limite non è detto che debbano per forza spezzarsi.

Legami – Soundtrack for a roped défilé

1 aprile 2012 § Lascia un commento

Composto per il Défilé della Rope Artist Isabella Corda
http://www.dolcissimabastarda.com

Seven variations on a thrilling theme

24 marzo 2012 § Lascia un commento

Piano improvisatio n. 12312

12 marzo 2012 § Lascia un commento

Melarmonia n.1

22 febbraio 2012 § Lascia un commento

Piano solo version

Sogno a corde vuote

17 febbraio 2012 § Lascia un commento

Post Haiku n.45

9 febbraio 2012 § Lascia un commento

Non ho Haiku
A cui raccontar di te
Solo la brina

Accordamenti

8 febbraio 2012 § 1 Commento

Monochromie n.9 per la serata di happening e arte Accordamenti

la mia musica la trovi anche qui:

La musica

 

Post Haiku n.43

7 febbraio 2012 § 1 Commento

Per controllare

se sono felice

faccio testa o croce

 

Cento e una notte – notte n.7

6 febbraio 2012 § Lascia un commento

A quel tempo si entrava al cinema quando volevi, e uscivi dopo che il loop si chiudeva nel momento del tuo personale stocastico inizio. Sabu stava appena litigando col genio per essere stato imbrogliato al terzo desiderio. Solo quindici anni dopo mi sarei accorto di aver visto a 5 anni il mio primo film d’essai. Quanti mi crederebbero, fra i divoratori odierni di immagini a pronta scadenza, che nel 1974 sarei rimasto incantato da un’avventura di mille anni prima, datata 1940. Accompagnato da mio padre che, a sua volta si era entusiasmato alle avventure di capitan Flynn, in differita. Ancora sussulto se ripenso alla scena claustrofobica della bella automa a sei braccia al cui caldo abbraccio il vecchio sultano doveva soccombere. E il ragno gigante che oltre a me sembra aver impressionato anche Robert Smith in Lullaby, a sua volta premonitore dell’immaginario gotico di Tim Burton. La stessa claustrofobia che ho ritrovato pochi anni dopo nella scena della pattumiera della Morte Nera, dove Luke, Ian e Laila dovevano ancora conoscere la forza e il suo lato oscuro. Luke e Laila, menecmi futuri di un padre che avrebbe vissuto la sua infanzia solo vent’anni dopo quella dei propri figli. Magia del montaggio, del mercato e della memoria. Come sul tram faccio mie vite affini e surrettizie, plasmando materia onirica col fango. L’alito stanotte glielo grazio, appesterei di morte più che donar vita. Da 20 giorni che non bevo il fegato si prende la sua rivincita provocandomi inenarrabili emicranie. La cefalea ha accompagnato ogni mia domenica pomeriggio fino a quasi trent’anni. Come se avessi bisogno di continuo stress adrenalinico per stare bene; appena la tensione calava, appena mi rilassavo un pò l’occhio sinistro prendeva il sopravvento su tutto il corpo scavandomi dall’interno ogni umore, ogni sentore. Occupava tutto, spazio e tempo. Il dolore così acuto da sottrarre ogni pensiero. Avevo imparato col tempo a contemplarlo. Non avendo via d’uscita mi mettevo di punto ad analizzare il dolore, momento per momento, coltellata per coltellata, lacrima per lacrima. L’analisi del fatto mi aiutava a mantenerlo lontano, lasciandolo al me dolorante, mentre io dall’alto col mio microscopio interiore apprendevo, mi conoscevo, scoprivo i miei limiti. La domenica pomeriggio, ogni domenica pomeriggio per 1500 indagini sulla resistenza fisica. A volte il male si impossessava di me per quattro, cinque giorni consecutivi e i dati sperimentali si affastellavano uno su l’altro fino a stremarmi. Allora, ancora una volta, io e io dormivamo insieme. Sfinito mi addormentavo insieme a me, sempre un’attimo prima di capire se il sonno arrivasse per il rilassarsi dello strazio, o per sopravvivenza allo strazio stesso. Morfeo morfinico. Solo due mesi fa leggevo su internet di uno studio statunitense svolto sulle lacrime. Secondo tale studio, perfettamente coerente con le mie decennali osservazioni, il liquido spremuto fuori dai nostri occhi dai calci dell’anima conterrebbe un potente anestetico e un altrettanto efficace sedativo, una benzodiazepina simile al Valium. Da questa considerazione però non ho capito se il nostro corpo voglia allontanare il dolore, o sia dotato di meccanismi tali da dimostrare invece inequevocabilmente quanto al dolore sia portato.

Il succhiello metallico che scavava nell’osso della mia schiena, grattava di un rumore silenzioso simile alle unghie della maestra sulla lavagna quando voleva zittirci. L’ultimo strato, coriaceo più che mai faceva resistenza. Tra me urlavo senza un respiro e le lacrime mi consolavano. Cedi ti prego non resisto, e smetti di …. Quado il dolore sembrava al parossismo, ecco l’ago entrarmi nel midollo. L’anestesia si ferma solo al primo strato di pelle e muscoli. Il contatto con la spina dorsale, il cortocircuito neuronale dei gangli a contatto col metallo. La luce. Il dolore allo stato puro che avvolge e cancella tutto in un lampo bianco. Sembrava la scena di Ghost, quando finalmente a Patrick Swaize era consentito passare oltre. Ma il dolore allora mi fu consolatorio perché finché soffrivo, finché l’avrei sentito, avrei saputo d’esser vivo. La morte, credo, arriverà molto più silenziosa di così. Allora, ricordo, ti chiamasti Vita.

Post Haiku n.38

2 febbraio 2012 § Lascia un commento

L’asteroide

precipitò bruciando

morendo stella

Racconto in un twitt n.17

22 gennaio 2012 § Lascia un commento

L’angelo controllò a lungo che dentro non vi fosse rimasto nessuno e, assicuratosene, vi mise per sempre una pietra sopra.

Piccola bachiana for Cello and Accordeon

22 gennaio 2012 § Lascia un commento

Improvvisazione n.z

19 gennaio 2012 § Lascia un commento

Cento e una notte – notte n.4

17 gennaio 2012 § 1 Commento

Questo whisky fa schifo e brucia da morire sull’apice arrossato della mia ernia jatale, ma è l’unica bottiglia che abbiamo trovato, sono le tre ed è la quarta canna che passo senza mai tirare, ma credo che il fumo passivo mi abbia ormai contaminato. Abbiamo suonato fino alle dieci, sennò il Sor Mario scende e ce se’ncula, ora alle tre ho un tris di Jack servito, che col Jack Danny del discount fa poker, tiro a tardi ma non mi ricordo più perché.
Fino alle dieci tutto bene invece, quando ti chiami musica so ancora riconoscerti anche se non dici una parola. Anzi a quarant’anni mi sono accorto che le parole con te non servono proprio. Quante battute sprecate a dare spiegazioni verbali che non portano a niente. Due ore di prove per 2 pezzi e dieci minuti di musica in tutto a ricordarci quanto siamo pippe, e quante pippe ancora ci abbiamo in testa. Perché ce ne ho…. ancora mica l’ho capito e, quando è così, mi lascio da solo mentre faccio finta di sentire gli altri e me ne vado in giro per la sala indisturbato. Indisturbato se il cantante spegnesse quel suo nuovo effettino del cazzo che ha comprato oggi su portaportese e il chitarrista cambiasse finalmente il jack all’amplificatore che fa una ronza più forte del mio piano quando suona forte, perché io suono il pianoforte ed io pure.

A mala pena – strazio per singola nota per quartetto d’archi

15 gennaio 2012 § Lascia un commento

Post Haiku n.21

15 gennaio 2012 § 1 Commento

Assopisciti

al canto dell’aurora

e sarò notte

Cento e una notte – notte n.3

13 gennaio 2012 § Lascia un commento

Tempo prima, abbastanza tempo prima, più o meno quando ti incontrai, avevo un Penny arancione e dischi di 15 anni fa da ascoltare; messi da parte tutti i quarantaquattro gatti che avrei dovuto uccidere 308 volte per togliermeli dai piedi, mi trovo pienamente intonato ai colori sbiaditi delle copertine dei 45 giri dei miei: un crooner di sette anni che si innamora di ogni ragazzina dai capelli rossi dicendogli di volerla un’ora sola, ancora un’ora sola; ti prego, amore scusami ma quanto t’amo quanto t’amo non lo so, quanto t’amo quanto t’amo non lo sai….
Alessandra di 4 anni più grande di me, tra i tramonti in spiaggia e il suo caschetto corto, mano nella mano e i sospiri profondi: il palpito… sì il palpito e la vampa al viso. L’estate mi immerge in una dimensione nuova; certo il distacco da Laura nella prima settimana mi aveva scottato come il sole, e la sera faccio ancora a m’ama non m’ama con i brandelli di pelle che si staccano dalle mie spalle, ma ora sono libero. La casa al mare era il mondo mentre a casa c’era solo casa; mi accorgo cantando che il mondo non si è fermato mai un momento anche nel grigio cittadino, ed ora è qui ad attendermi con 127 scoperte nuove ogni giorno. Ma il tramonto tra odore di chupachups alla fragola e crema nivea apriva le porte alla notte; e me lo dicesti proprio tu che la notte è fatta per amare. E correre. Se il cuore non batte per il caschetto, me lo faccio battere a posta; mi drogo di guardie e ladri e nascondini, sparisco trattengo il fiato e corro, corro più forte che posso, sulla spiaggia, tra i giardini. Viòlo proprietà private scavalcando cancelli ben più alti di me, mi travesto portandomi a presso una maglietta rossa da indossare improvvisamente per ingannare e confondere il mio cacciatore distratto, che cercava ancora la camicetta verde di prima. Quelle notti finivano alle 11 o al massimo a mezzanotte ma erano le più lunghe che avrei attraversato nella mia vita. Il pilone elettrico infinito della sigla della RAI con con quel FA# diminuito da film horror e quella scritta in un maledetto corsivo barocco: Fine delle Trasmissioni, mi gettava nello sconforto. I miei palpiti erano ancora li a risuonarmi in petto e in testa, il viso ancora rosso, ma legato da un lenzuolo leggero al mio letto avrei dovuto aspettare ore per poter riprendere ad annusare la vita.

Per fortuna la radio invece continuava le trasmissioni e il notturno italiano trasmetteva assolutamente di tutto dagli Alunni del Sole a Carlo Rustichelli e Alida Chelli con la colonna sonora di Un Maledetto Imbroglio: “Famme restà co’ ttè sinno me moro…”. Poi Ennio Morricone, al cui fischio cadenzato del Buono, il Brutto e il Cattivo, mi lasciavo addormentare, mentre io preparavo piani per il giorno seguente. Domani qualcuno mi avrebbe insegnato ad assaporare le emozioni del tresette.

Alfabeto misogino – B –

11 gennaio 2012 § Lascia un commento

Barcollo nel Bar

Bardato a Bordello

Barzotto, mi sento un fico modello

Baccanti Ballate

Benedette Baciate

“Baristi, un piacere:

Bicchieri da bere.

Bacardi, Campari

Bastardi somari!

Basterebbe campare. Basterebbe cantare

Baccanti bramate vi pago per questo

Basta per ora ridatemi il resto

Biglietto corroso di scarsa valuta

Bitume di cuore di fresca spremuta

Bagnato trasudo il liquido pesto

Baccanti mi amate?

Ballate vi ho detto

Borsello vi ho dato

Belletti vi ho messo

Bicchieri serviti

Basta, vo al cesso.

9 gennaio 2012 § Lascia un commento

Post Haiku n.15

9 gennaio 2012 § Lascia un commento

Il mio zefiro
soffia meolodioso
les feuilles mortes

Racconto in un twitt n.5

8 gennaio 2012 § Lascia un commento

Era freddo fuori,la brina dava a tutto un’aria rarefatta di bianco.L’uomo, nudo, sguardo perso attraverso la finestra, solo la notte s’offrì

Monochromie 8 br

8 gennaio 2012 § 2 commenti

Post Haiku n.14

8 gennaio 2012 § Lascia un commento

La nebbia stinge

al mattino colori

bianchi e neri

Cento e una notte – notte n.6

7 gennaio 2012 § 1 Commento

6
I sapori ti rimangono attaccati più forti degli odori; non te ne liberi. La prima volta che hai bevuto l’acqua di mare per imparare a nuotare, il sapore di dado e pasta scotta di grano di seconda scelta della mensa spaventosa dell’asilo. Il rosseto, preso dalle labbra altrui, a confonderti ancora di più. Tutto sa di qualcosa e il sapere, attraverso qualsiasi organo passi, ti arricchisce. Il degustare la vita col suo sugo di carne dell’una domenicale o la farina e il lievito del sabato sera. Sanno, loro sanno, e io voglio sapere da loro. Da qualsiasi cosa. Raccontami di te ancora una volta. Cosa fai, dove ti sei perduta l’ultima volta che non ti ho trovato, e cosa hai trovato laggiù? E’ buio laggiù?
Si, ma lo sai che ho scoperto? Che non è vero che al buio non si vede niente. Al buio si vede il buio, e quando lo conosci impari anche ad apprezzarne le sfumature. John Belushi, ha visto la luce, al canto di James Brown. Io ho visto il buio al canto del silenzio. E’ stata un’illuminazione comunque. Il buio è umido, ha bisogno dell’acqua del liquido, ecco perché si fa sempre accompagnare dalle lacrime, dal sangue o dal vino. Dal vomito, quando proprio non ce la fai. Il buio non è mai secco; i prosciutti e i formaggi stagionano al buio, i vini vogliono il buio, la muscia, il teatro, il cinema, il sesso vogliono il buio e vogliono bere.

Il buio è vita conservata in scatole stagne nella propria salamoia. Io ci vivo spesso. Non è così terribile, e neanche antitetico alla luce; anzi ne è l’appoggio. Nessuna luce senza il buio nessun buio senza luce. Yin e Yang direte voi, il cerchio del Tao. Anche al piano mi piacciono i tasti neri con quel sapore pentatonico orientale. Dissonanze. Distinguersi dalla tranquillità di un processo creativo culturalmente digerito, per poi ridigerirlo e riassaporarne il gusto. Bach ha temperato la scala perché poi potessimo salire più su. Il matematico contrappuntismo che genera, come un computer perfetto fatto di razionale pragmatismo religioso teutonico, le pagine universali del testo musicale. Trovando il tempo fra una delle sue 1126 composizioni e l’altra di generare anche venti pargoli. Altro che uomo di spirito questo maestro di cappella. Lo straziante flusso delle note per le opere per violoncello denota senza alcun dubbio uno spirito che conosce la passione, passando anche da quella di Cristo, almeno secondo Giovanni e Matteo. Liquido, anche lui. E passionale come Pasolini, che lo riprende nei suoi film scivolandoci dentro quasi per caso. Un poeta prestato al cinema che, come nella Ricotta, doveva portare a compimento anche lui la propria passione. Appassionato e passionevole come i suoi testi.

7 gennaio 2012 § Lascia un commento

Christmas ambience soundscape

7 gennaio 2012 § Lascia un commento

Il primo post

3 gennaio 2012 § Lascia un commento

Gioco a sorpendermi come un bambino mentre invecchio

Dove sono?

Stai esplorando gli archivi per la categoria Musica su danielecasolino.