Insensatezza n.2 – Del senso dei sensi – L’olfatto

23 gennaio 2012 § Lascia un commento

Ne avevo abbastanza di restare a guardare, così chiusi gli occhi correndo via. I miei piedi non conoscevano ostacoli in quella corsa cieca e i miei occhi finalmente riposavano.

Fu così che per la prima volta riconobbi il mio respiro e il battito che mi tiene in vita. Ero fiuto e palpiti. Null’altro, fiuto e palpiti. Mi accorsi allora di quanto sapesse di mamma il profumo del pane di Via Ragona. Di quanto sappia di morte invece il fumo del furgone delle consegne. Eppure le cose erano così indissolubilmente unite, confuse nel mio sguardo, da non averne mai colto il sostanziale controsenso.

E Pino il barbiere sa di attese preparatorie a gesta di conquista. Così come le arance della signora dai capelli rossi, sanno di inverno e vitamine. E le lenzuola fresche di lavanderia sapevano di te. Cazzo di nuovo. Il the sapeva di te. La bancarella del fioraio, con le sue rose così oscenamente divaricate al piacere, sapevano di te. Lo zucchero a velo della pasticceria, misto alle fragole di bosco, sapeva di te. Il lungomare sapeva di te. Così come la nafta del porto sapeva del tuo addio.

Poi l’esplosione. Il tramonto mi entrò così violentemente nei polmoni da invadere tutto e scordare, finalmente, il tuo odore. Riapersi gli occhi, ora asciutti e ti guardai andare via leggera, libero.

Dove sono?

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